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Roma contro i Germani.
La Guerra Cimbrica

 Ottocentomila tra uomini, donne e bambini, avanzano a piedi, a cavallo o sui carri. Erano intere famiglie, interi popoli…
battaglia
Il libro tratta del cruento respingimento da parte dell'esercito romano di una moltitudine di migranti germanici, celto-germanici ed elveltici, che aveva invaso le Gallie romane (Narbonense, Cisalpina). In parte, si trattava di donne, vecchi e bambini, in parte di valorosi guerrieri, armati ed equipaggiati per la guerra.

La migrazione di massa era iniziata intorno al 120 a.C. nello Jutland e sulle opposte coste del Mare di Wadden (costa olandese, tedesca e danese, e antistanti isole Frisone), e aveva interessato in due decenni mezza Europa, con stragi, distruzioni e saccheggi, ripetuti scontri armati tra eserciti, e l'annientamento di due armate legionarie.
Dirette da ultimo da Gaio Mario e Quinto Lutazio Catulo, con la collaborazione di Lucio Cornelio Silla, le operazioni militari dei Romani culminarono in due grandi battaglie: quella di Aquae Sextiae (Aix-en-Provence, nella Francia meridionale) e quella dei Campi Raudii (sito d'incerta localizzazione nell'Italia settentrionale).

I combattimenti portarono allo sterminio dei Cimbri, dei Teutoni e degli Ambroni. Il loro esito rispettivo dissuase i Tigurini dal tentare a loro volta l'avventura di calare in Italia per le Alpi Orientali.